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      Principii delle voci han cominciatoA volarsene fuori e che ripieni
      Ne son tutti i polmon, radon al fineLa troppo angusta porta ond'hanno il passo.
      Dubbio adunque non è che le paroleSiano e le voci di corporei semi
      Create, con ciò sia ch'offender ponno.
      Nè t'è nascosto ancor quanto detraggaDi corpo e quanto sminuisca altrui
      Di forza di vigor di robustezzaUn continuo parlar, che cominciando
      Dal primo albór della nascente auroraDuri insino alla cieca ombra notturna,
      Massime se gli è sparso in larga venaCon altissime strida. Egli è pur forza
      Dunque ch'ogni parola et ogni voceCorporea sia, poichè parlando l'uomo
      Sempre del corpo suo perde una parte.
      Nè con forma simíl possono i semiPenetrar nell'orecchie, allor che mugge
      La tromba o 'l corno in murmure depresso,
      Et allor che morendo al canto snodaLa lingua il bianco cigno e di soavi
      Ben che flebili voci empie le valliDel canoro Elicona ove già nacque.
      Dunque da noi son certamente espresseLe voci in un col corpo e fuor mandate
      Con dritta bocca. La dedalea linguaVariamente movendosi gli accenti
      Articola, e la forma delle labbraDà forma in parte alle parole anch'essa.
      Dall'asprezza de' semi è poi creataL'asprezza della voce e parimente
      Il levor dal levor. Chè, se per lungoSpazio correr non dee prima che possa
      Penetrar nell'orecchie, ogni parolaSi sente articolata e si distingue
      Dall'altre; con ciò sia che 'n simil casoTutte conservan la struttura prima:
      Ma, se lungo all'incontro è più del giustoL'interposto cammin, forza è che, mentre
      Fendon le voci il soverchio aere e vanno


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Elicona