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      Spesso con labbro adunco in varie guiseAnima la siringa e fa che dolce
      Versin le canne sue musa silvestre.
      Altri han finto eziandio mostri e portentiSimili a' sopraddetti, onde si creda
      Che non sian dagli dèi sole e diserteLe lor selve tenute; e però vanno
      Millantando miracoli; o son mossiDa qualch'altra cagion; chè troppo in vero
      D'aver gente che l'oda avido è l'uomo.
      Or, quanto a quel che segue a maravigliaNon s'ascriva da te, che per gli stessi
      Luoghi ove penetrar gli occhi non ponnoPenetrin le parole e sian bastanti
      A commoverne il senso; il che tal oraVeggiam parlando a porte chiuse insieme:
      Con ciò sia che trovar libero il varcoPosson per torte vie le voci e 'l suono,
      Ma non l'effigie, che divise e guasteForz'è che sian se per diritti fóri
      Non li tocca a passar, come son quelliDel vetro onde ogni specie oltre se n' vola.
      S'arroge a ciò che d'ogn'intorno il suonoSè medesmo propaga e d'una voce
      Molte voci si creano, in quella guisaCh'una sola favilla in più faville
      Tal or si sparge: di parole adunqueOgni luogo vicin ben che nascosto
      Empier si può. Ma per diritte stradeCorre ogn'imago: ond'a nessun fu dato
      Il veder sopra sè, ma bene a tuttiL'udir chi ne favella. E, nondimeno
      Questa voce medesma, allor che passaPer vie non dritte, è dagli estremi intoppi
      Più e più rintuzzata; onde all'orecchieGiunge indistinta, e d'ascoltar ne sembra
      Più che note e parole un suon confuso.
      Ma la lingua e 'l palato, in cui consisteDel gusto il senso, han di ragione e d'opra
      Parte alquanto maggior. Pria nella bocca


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330