Pagina (182/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      De' godimenti lor van fluttuandoIn un mar d'incertezze e stanno in forse
      Di qual parte fruir gli occhi o le maniDebbiano in prima, il desïato corpo
      Premon sė stretto che dolore acerboGli danno, e spesso nell'amate labbra
      Lascian de' propri denti impressi i segniE ne suggon i baci avidamente;
      Perch'impuro č 'l diletto, e con occultiStimoli pungentissimi gl'incita
      Ad oltraggiar, che ch'egli sia, quel dessoChe d'un tanto furor produce i germi.
      Ma Venere ogni pena in fra gli amoriMitiga dolcemente, e dolcemente
      Frena i morsi e l'offese il piacer misto;
      Poichč speran ch'un giorno anco attutarsiPossa l'incendio lor dal corpo stesso
      Onde il cieco desio surse e la vampa.
      Il che nega all'incontro apertamenteNatura: anzichč questa č quella sola
      Cosa, di cui quanto pių l'uom possiede,
      Tanto arde pių di crudel brama il petto.
      Poichč 'l cibo e l'umor dentro alle membraSi piglia, e, perch'ei puote alcune parti
      Certe occupar, quinci č mestier che restiDel mangiare e del ber sazio il desio:
      Ma del volto leggiadro e del soaveColor dell'uomo altro non gode il corpo
      Fuor che le tenui imagini volanti,
      Che porta il vento d'infelice speme.
      E; qual dormendo un assetato infermoCerca di liquor freddo o fonte o rio
      Che 'l grave incendio delle membra estingua.
      Ma cerca indarno, e de' gelati umoriFuor che le vane effigie altro non trova,
      E di sete in bevendo arde nell'onde;
      Tal con fallaci simolacri e spettriVenere in fra gli amor beffa gli amanti,
      Che mai di vagheggiar l'amato aspettoSaziar non ponno i desïosi lumi
      Nč detrar con le mani alcuna parte


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Venere