In questi primi tempi furono animali mostruosi che perirono, non potendo sussistere nè propagarsi, colpa del vizio della loro conformazione; razze intere si spensero così, perchè non avevano le qualità necessarie per vivere indipendenti, nè per meritare la nostra protezione. Ma la terra non ha mai prodotto centauri, nè simili animali, composti di due nature incompatibili; dopo aver procreato le prime generazioni di ogni specie, e aver forniti gli animali di organi atti alla propagazione, la terra, esausta, si riposò, e abbandonò agl'individui la cura di riprodursi da sè e di seguire il primo impulso ch'era stato lor dato.
Tuttavia gli uomini, figli della terra, abitatori delle foreste, si nudrivano di ghiande e d'altri frutti selvatichi, si dissetavano ai fonti e ai fiumi, facevan la guerra alle bestie feroci, e sebbene spesso fosser pasto di esse, non morivano in maggior numero che al dì d'oggi. Presto s'introdussero i matrimonj: si formarono delle piccole società particolari, la cui unione fu resa ancor più stretta dalla nascita del linguaggio, che secondo Lucrezio, è creato dalla natura e dal bisogno, e non dal capriccio d'un legislatore, che di proprio moto abbia distribuito i nomi agli obbietti. Ma la scoperta del fuoco, il quale fu o portato sulla terra dal fulmine, o acceso nelle foreste per lo stropicciamento degli alberi agitati dai venti, finì di dissipare la barbarie. Soddisfatti i bisogni naturali, s'introdussero i fittizj; vi furono ambiziosi che si fecero re e spartirono i campi.
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Lucrezio
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