Acciò tu forse non pensassi, o Memmo,
Che tai cose per sè libere e sciolteVadano ogn'or per lo gran vano errando
Spontaneamente in fra la terra e 'l cieloPer dar vita alle piante al grano all'erbe
Agli uomini alle fere, e non pensassiChe nulla mai ne si raggiri intorno
Per opra degli dèi. Poichè; quantunqueGià sappia alcun ch'imperturbabil sempre
E tranquilla e sicura i santi numiMenin l'etade in ciel; se non di meno
Meraviglia e stupor l'animo intantoGl'ingombra onde ciò sia che possan tutte
Generarsi le cose e spezialmenteQuelle che sopra 'l capo altri vagheggia
Ne' gran campi dell'etra; ei nell'anticheReligïon cade di nuovo, e piglia
Per sè stesso a sè stesso aspri tiranniChe 'l miser crede onnipotenti, ignaro
Di ciò che puote e che non puote al mondoProdursi e come finalmente il tutto
Ha poter limitato e termin certo.
Nel resto; acciò ch'io non ti tenga a badaPur fra tante promesse; or via contempla
Primieramente il mar la terra il cielo.
La loro essenza triplicata, i loroTre corpi, o Memmo, tre sì varie forme,
Tre sì fatte testure, un giorno soloDissolverà; nè, se mill'anni e mille
Si resse, eterna durerà, ma tuttaLa gran macchina eccelsa al fin cadrà.
E so ben io quant'impensata e nuovaCosa e stupenda è per parerti, o Memmo,
La futura del mondo alta ruina,
E quanto il ciò provar con argomentiSia difficile impresa; a punto come
Succede allor che inusitate e straneCose appòrti all'orecchie, che negato
T'è non per tanto il sottoporle al sensoDegli occhi e delle mani, onde munita
S'apre il varco la fede e può secure
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Memmo Memmo Memmo
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