Guisa che per lo ciel nascer le pianteNon ponno, e dentro il mar sorger le nubi,
Nè spirto e vita aver ne' campi i pesci,
Nè da legno spicciar tiepido sangue,
Nè mai succo spillar da pietra alpina.
Certo ed acconcio è per natura il luogo,
Ove crescan le cose, ov'abbian vita.
Così dunque per sè l'alma e la menteSenza corpo già mai nascer non puote
Nè dal sangue vagar lungi e da' nervi.
Poichè, se ciò potesse, ella potrebbeMolto più facilmente o nella testa
Vivere o nelle spalle o ne' calcagni,
E nascer anco in qualsivoglia parteDel corpo, e finalmente abitar sempre
Nell'uomo stesso e nello stesso albergo.
Onde; poi che prefisso i corpi nostriHan da natura ed ordinato il luogo
Ove distintamente e nasca e crescaLa natura dell'animo e dell'anima;
Tanto men ragionevole stimarsiDee, che la possa separata affatto
Dal corpo e dalla forma d'animaleNascer già mai, nè mantenersi in vita
O del sol nelle fiamme o della terraNelle putride zolle o ne' sublimi
Campi dell'etra o nel profondo abissoDel mar. Dunque, se d'anima e di vita
Son prive affatto queste cose, or comeGoder pônno immortal senso e divino?
Nè men creder si dee che in alcun luogoDel mondo aver possan gli dèi le sante
Lor sedi. Con ciò sia che la sottileForma de' numi eterni è sì remota
Da tutti i nostri sensi che la solaMente v'aggiunge col pensiero a pena;
E, perch'ella ogni tatto ogni percossaSchiva dell'altrui man, toccar non deve
Nulla ch'al tatto altrui sia sottoposto;
Che chi tócco non è toccar non puote.
Sì che d'uopo fia pur ch'assai difformi
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