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      Tolser ciò che d'oprare ebber talento?
      E come unqua saper de' primi corpiPotetter l'energia? come vedere
      Quant'essi in varïando ordine e sitoFosser atti a produr, se dalla stessa
      Natura col crear non li fu datoVero indizio di ciò? Poichè in tal guisa
      Fûr delle cose molti semi in moltiModi percossi eternamente e spinti,
      E da' propri lor pesi ebbero in sorteD'esser cacciati e trasportati in varie
      Parti dell'universo e d'accozzarsiFra loro in varie guise e di tentare
      Tutto ciò che crear poteano, in modoChe per cosa mirabile additarsi
      Non dee, s'in tai dispositure al fineCaddero e in tali vie, quali or bastanti
      Sono a produr rinnovellando il tutto.
      Chè se pur delle cose ignoti affattoMi fossero i principii, io non per tanto
      Ardirei d'affermar sicuramentePer molte e molte cause e per le stesse
      Proporzioni del ciel, che l'universoChe tanto è difettoso esser non puote
      Per opra degli dèi fatto dal nulla.
      E pria: quanto del ciel copre e circondaLa volubile forza; indi in gran parte
      È da monti occupato e da boscaglie,
      Nidi di fere e d'animai selvaggi,
      E da rupi scoscese e da paludiVaste ingombrato e da profondi abissi
      Di mar che largamente apre e disgiungeI confin della terra; indi l'ardente
      Zona e le fredde a miseri mortaliTolte han quasi due parti. Or quel che resta
      Di spine e bronchi e triboli copertoGià fôra, se dell'uom non l'impedisse
      L'industria a gemer per la vita avvezzaCon gagliardo bidente e con adunco
      Aratro a fender della terra il dorso.
      Chè, se volgendo le feconde zolleCol vomere sossopra e 'l suolo arando,


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330