Fertil non si rendesse, il gran le biadeMai per sè non potrian nell'aure molli
Sorger: e nondimen, cerche soventeCon travaglio e fatica allor che tutte
Già di fronde e di fiori ornano i campi,
O da' rai troppo caldi arse del soleSono o da pioggia repentina oppresse
O da gelida brina intempestivaAncise o dal soffiar d'austro e di coro
Con urto impetüoso a terra sparse.
In oltre: ed a qual fin nutre e fecondaNatura delle belve in mare in terra
Il germe orrendo all'uman germe infesto?
E perchè le stagion varie dell'annoN'adducon tanti morbi? e perchè vaga
Immatura la morte? Arrogi a questo,
Che 'l misero fanciul, quasi dall'ondeVomitato nocchier, nudo ed infante
Giace sul terren duro, e d'ogni aiutoVitale ha d'uopo, allor ch'a' rai del giorno
Fuor dell'alvo materno esponlo in primaCon acerbo dolor natura, e 'l tutto
Di lugubri vagiti empie e di pianto;
Qual a punto conviensi a chi nel breveCorso di nostra vita esser dee segno
Ad ogni stral delle sventure umane.
Ma crescono all'incontro armenti e greggiE fiere d'ogni sorte, e non han d'uopo
Di cembali, di tresche o di nutriceChe con dolce e piacevole loquela
Senza punto stancarsi in vari modiGli vezzeggi, gli alletti e gli lusinghi,
Nè, secondo che vario è 'l tempo e il cielo,
Cercan vesti diverse, e finalmenteNon han d'armi mestier, non d'alte mura
Con le quai sè medesmi e le lor coseGuardin; mentre per sè porge feconda
Largamente la terra e delle coseLa dedalea natura il tutto a tutti.
Pria: perchè il terren duro e l'acque molli,
Dell'aure il lieve spirto e 'l vapor caldo,
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