Pagina (203/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dalla cui mistïon sembra che 'l tuttoSi formi, ad un ad un nativo il corpo
      Hanno e mortal; creder si dee che 'l mondoSia tutto anch'ei della natura stessa.
      Poichè qualunque cosa ad una ad unaLe sue parti ha native ed è di forme
      Caduche, esser da noi sempre si vedeNatia non pur, ma sottoposta a morte.
      Onde, veggendo noi le principaliMembra del mondo riprodursi estinte,
      Quindi lice imparar che in somiglianteGuisa il cielo e la terra ebbero il primo
      Giorno e ch'a tempo suo l'estremo avranno.
      Nè qui vorrei che tu credessi, o Memmo,
      Ch'io fin or corruttibile suppostaAbbia fuor di ragion la terra e 'l foco
      E l'aure aeree e il mar profondo e dettoChe questi stessi corpi anco di nuovo
      Si rigeneran tutti e si fan grandi.
      Pria; perchè parte della terra adustaDal sol continuo e stritolata e infranta
      Dalla forza de' piè, sfuma di polveNebbie e nubi volanti, che per tutto
      L'aere da' venti son disperse e sparse;
      Parte ancor delle glebe a forza è dataDalle piogge alla piena e rase e róse
      Son da' fiumi le rive anch'esse in parte.
      In oltre; sminuito è dal suo cantoCiò ch'altri nutre: e perchè dubbio alcuno
      Non v'ha che sia madre del tutto ed urnaAnco e sepolcro universal del tutto,
      Rasa è dunque la terra e si rintégra.
      Nel resto; ch'i torrenti i fiumi il mareAbbondin sempre d'umor nuovo, e sempre
      Stillin chiaro liquor le vive fonti,
      Mestier non ha d'alcuna prova: a pienoCertamente il dimostra il lungo corso
      Dell'acque; E pria ciò che dall'acque in altoErgesi, e brevemente opra che nulla
      Cresca il liquido umor più che non deve:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Memmo