Questa somma di cose ed atterrarla,
O farne in altri modi orrido scempio;
Nč del luogo l'essenza e dello spazioProfondo manca, ove distrarsi e spargersi
Il mondo possa e per lo vano immensoSpinto da qualunqu'altra esterna forza
Finalmente perir. Dunque alla terraAl mare al cielo al sol mai del ferčtro
Non č chiusa la porta; anzi all'incontroSta sempre aperta, e con profonda e vasta
Gola minaccia d'inghiottirsi il tutto.
Sė che d'uopo fia pur che tu confessiCh'egli ancora č natio; poichč mortale
Essendo non avrebbe omai potutoSchermir d'immensa etā gli urti e la possa.
Al fin: poichč fra lor vedi le membraPrincipali del mondo in cosė fatta
Guisa pugnar con empia orribil guerra,
Forz'č pur che tu dica; una battagliaSė lunga aver dee qualche fine, o quando
Del sole il foco o qualunqu'altro ardenteVapor, succhiando e dissipando affatto
Il nutritivo umor, vittoria avranne.
Il che far tutta via tenta, ma pureNon han per anco i suoi gran sforzi effetto.
Tanto i fiumi d'umor vanno all'incontroCompartendo alle cose, e dal pių cupo
Gorgo minaccian d'annegare il tutto;
In van, poscia che i venti, allor che iratiSpazzan soffiando il mar, scemano in parte
L'acque, e l'etereo sol co' raggi anch'egliLe scema in parte e le disperge in aura,
E pria tutte le cose arder confidaChe possa unqua l'umor giungere al fine
Bramato dell'impresa. In cosė fattaGuisa fan tutta via con posse eguali
Fra lor cruda battaglia, e di gran coseMuovon gran lite, e per finirla a gara
Opran ogni lor forza; avendo il focoVinto una volta e dominato il mondo,
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