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      Prendean lor sedi; e quanto pių connessiInsieme s'adunâr, tanto pių lungi
      Spresser quei che produrre il mar le stelleDoveano e 'l sole e della luna il corno
      Lucido e le muraglie alte del mondo:
      Con ciō sia che tai cose e di pių lisciCorpi son fatte e di pių tondi e piccoli
      Atomi che la terra. E quindi accadeChe l'etra in pria, per lo suo raro uscendo
      Impetuosamente e molte secoFiamme traendo, sormontō leggiero:
      Quale a punto veggiam, quando per l'erbeDi rugiada ingemmate il mattutino
      Aureo lume del sol d'ostro si tinge,
      Gli stagni e i laghi esalar nebbia, e' fiumiPerenni, e 'l terren molle anco tal volta
      Fumar si mira; or, poi ch'in alto ascesiS'uniscon questi corpi e in un sol gruppo
      Compressi intorno da rabbiosi ventiCorrono ad accozzarsi, il ciel sereno
      Copron di nubi. In cotal guisa adunqueIl lieve etere allor, che per natura
      D'ogn'intorno si sparge, in una massaSola ridotto circondō se stesso
      Da tutti i lati, e, largamente sparsoPer lo vano infinito, intorno chiuse
      Di folta siepe e d'ampie mura il resto.
      Della luna e del sol quindi i principiiSeguîr, che nč la terra attribuirsi
      Poteo nč 'l vasto ciel: poichč nč graviEran sė, che, depressi e da' lor propri
      Pesi spinti all'in gių, nel basso centroFosser atti a seder, nč lievi in guisa
      Che scorrer per l'altissime campagnePotesser; ma fra l'etra e 'l nostro globo
      Han pur tal sito, che girar due corpiPonno e di tutto il mondo esser gran parte:
      Qual nell'uomo eziandio lice ad alcuneMembra ferme posar, ben ch'altre ed altre
      Sian mai sempre agitate.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330