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      Certo è nel moto e un sol tenor conserva.
      Or cantiamo onde i moti abbian le stelle.
      Pria: se l'ampio del cielo orbe s'aggira,
      Creder si dee che quinci e quindi il poloSia dall'aria compresso e d'ambi i lati
      Di fuor chiuso e ristretto; indi ch'un altroAer sopra ne scorra e 'l corso indrizzi
      Là 've del mondo eterno a volger s'hannoLe stelle ardenti, e che di sotto un altro
      Erga al contrario il ciel; come tal oraMiri i fiumi aggirar le ruote e i plaustri.
      Forse immobile è l'orbe, ancor che tuttiSian mossi i chiari segni; o, perch'eterei
      Rapidi ondeggiamenti ivi racchiusiStrada cercando son portati in volta
      E per gli ampi del ciel templi sublimiSi rivolgon per tutto ignee procelle;
      O pur scorre d'altronde, e per di fuoriL'aer da qualche parte agita e mesce
      Gli eterei fuochi; o ch'essi stessi pônnoSerper là ove gli chiama ove gl'invita
      D'ognuno il proprio cibo, e, mentre a voloSe ne van per lo cielo, esca e ristoro
      Porgono ai vasti lor corpi fiammanti.
      Posciachè l'asserir qual delle addotteCause sia vera in questo nostro mondo
      È difficile impresa: a me sol bastaIl dir ciò ch'esser puote e che succede
      Per l'universo in vari mondi in varieGuise creati; e delle stelle ai moti
      Piacemi l'assegnar varie cagioniChe possibili sian per l'universo:
      Delle quai non pertanto una esser debbeQuella ch'agli aurei segni i movimenti
      Porga: ma l'affermar qual sia di questeOpra non è di chi cammina al buio.
      Acciò poi che la terra entro il più cupoCentro stia ferma, è di mestier che sfumi
      Il pondo o manchi a poco a poco, e ch'abbia


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330