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      Sotto un'altra natura a sč congiuntaFin da principio e strettamente unita
      Con le molli del mondo aeree partiAlle quai vive inserta. E quindi all'aere
      Non č di peso, e non lo preme e calca:
      Come nulla aggravar posson le membraProprie alcun uom nč d'alcun peso al collo
      Esser la testa, e qual ne' piedi al fineAlcun pondo del corpo unqua non senti;
      Ma qualunqu'altra mole esternamentePosta sopra di noi, ben che di peso
      Di gran lunga minor, spesso n'offende;
      Tanto importa a qual cosa e a cui s'appoggi.
      Tal dunque il terren globo incontinenteTrasportato non fu quasi alļeno
      D'altronde, nč d'altronde all'aure impostoAlļene da lui; ma gią con esse
      Nacque fin dall'origine primieroDel mondo; e, qual di noi paion le membra,
      Č d'esso una tal parte. Accade in oltreCh'ella, da grave tuon scossa repente,
      Tutto ciņ ch'ell'ha sopra agita e scuote:
      Il che far non potria, se circondataNon fosse d'ogn'intorno e dall'aeree
      Aure e dall'ampio ciel; poichč comuniFin da principio han le radici e stanno
      Fra lor tai corpi acconciamente uniti.
      Forse non vedi ancor quanto gran pondoDi corpo in tutti noi regga a sua voglia
      Il vigor tenuissimo dell'alma,
      Sol perch'ella č con lui sģ acconciamenteUnita? e qual virtude erger il corpo
      Da terra ed avvezzarlo agile e prontoAl salto al nuoto alla palestra al corso
      Finalmente potria, fuor che dell'almaIl debile vigor che il frena e regge?
      Vedi tu dunque omai quanto possenteRļesca un tenue corpo, allor che unito
      Viene ad un grave; in quella guisa a puntoChe son l'aure alla terra e l'alma all'uomo.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330