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      Nè maggiore o minor molto è del soleL'orbe e l'ardor, di quel ch'appare al senso.
      Chè, sia pur quanto vuoi lungo lo spazioOnde luce e calor vibrano i fuochi,
      Ei però nulla toglie e nulla radeDal corpo delle fiamme, e null'affatto
      Stringer si mira o raccorciarsi il fuoco.
      Quindi, perchè del sol la fiamma e 'l lumeLanciato arriva a' nostri sensi e puote
      Tutta del suo color tinger la terra,
      Dee da terra il suo globo anco apparirneTal che veracemente alcun non possa
      Crescerlo o sminuirlo. Anco la luna,
      O con luce non sua vaghi e passeggiDell'etra i campi o per se stessa il lume
      Vibri, che che ne sia, punto maggioreNon è di quel ch'ella si mostra all'occhio.
      Poichè, fissando di lontano il guardoPer molto aer frapposto, ogni altro corpo
      Pria confuso n'appar che scopra affattoGli ultimi tratti: ond'è pur d'uopo ancora
      Che, poichè chiara e certa e come a puntoDall'estremo suo limbo è circoscritta
      N'appar la luna, ella di quinci in altoTanta a punto quant'è da noi si scorga.
      Al fin; poich'ogni fiamma in terra accesa,
      Mentre chiara scintilla e 'l proprio ardoreVibra, ben che da lungi agli occhi nostri
      D'assai poco ingrandirsi o impiccolirsiMostra; ben puossi argomentar da questo
      Che le fiamme che quinci arder nell'etraVeggonsi d'assai poco esser minori
      Pônno o maggior di quel ch'appare al senso.
      Nè punto dee maravigliarsi alcuno,
      Che sì piccolo sol lume sì grandeVibri, che 'l mare e 'l ciel tutto e la terra
      Irrighi e sparga di calore il tutto.
      Poich'esser può che quinci aperto un soloFonte di tutto il mondo in larga vena


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330