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      O perchè la medesima energiaChe pel ciel sovra noi l'orbe sospinse
      Sforzalo anco a voltar sotterra il corso.
      Ma del vecchio Titon la bianca amicaCon la fronte di rose e co' crin d'oro
      Mena in certa stagion l'alba vezzosaPer l'eteree campagne e n'apre il lume;
      O perchè di sotterra a noi tornandoQuel medesimo sol co' rai precorre
      Sè stesso, e del lor foco il cielo accende;
      O perchè molte fiamme e molti semiD'ardore in stagion certa han per costume
      D'unirsi, e fan che sempre un lume nuovoDi sol si crei; come da' monti d'Ida
      Fama è che, mentre in orïente appareL'aureo lume del dì, miransi intorno
      Varie fiamme disperse, indi in un soloQuasi globo adunarsi e formar l'orbe.
      Nè dee con tutto ciò gran meravigliaParerti, o Memmo, che in stagion sì certa
      Questi semi di fuoco atti ad unirsiSieno e del sol rinnovellare il lume;
      Poichè molte da noi cose mirarsiPosson, ch'in ogni specie in tempo certo
      Fannosi. In certo tempo il bosco e 'l pratoSi veste, in certo tempo anco si spoglia
      Di fiori e frondi; e nulla meno in certoTempo i denti a cader sforza l'etade,
      E di molle lanugine a velarsiIl giovinetto corpo e le pulite
      Guance di molle barba; e finalmenteLe nebbie, i venti, le tempeste e i fulmini.
      Le nevi e i ghiacci in non gran fatto in certiTempi si crean. Poichè non prima i primi
      Principii delle cose in questa o in quellaGuisa s'unir, che, qual prodotte al mondo
      Fur dal caso le cose in fin dal primoLor nascimento, omai tal ne consegue
      La natura di tutte in ordin certo.
      Crescer poi lice ai giorni et alle notti


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Titon Ida Memmo