Sia quantunque d'ingegno ottuso e tardo.
Pria; fiorisce il cavallo agile e fortePoco dopo tre anni; ancor bambino
Tènero è l'uom, mentre per anco il pettoPalpa toccando alla nutrice e tenta
Suggerne il dolce latte: allor che mancaPer l'età già cadente il consueto
Vigor dell'uno e che dal corpo infermoLanguida e dalle membra oppresse e stanche
Gli s'invola la vita, allora a puntoVeggiam ch'all'altro in sul fiorir degli anni
Spunta la vaga giovanezza e vesteDi lanugine molle ambe le guance:
A ciò tu forse non ti creda, o Memmo,
Che nascer d'animai tanto diversiDebbian centauri e scille o somiglianti
Mostri de' quai le membra esser veggiamoFra lor tanto discordi, e che degli anni
Giunger con egual passo al fior bramatoNon posson, nè di corpo esser robusti
Nè toccar dell'età l'ultima meta,
Nè di venereo ardor nè di costumiInsieme convenir, nè degli stessi
Cibi nutrirsi. Le barbute greggiS'ingrassan di cicuta, ove all'incontro
La cicuta è per l'uomo aspro veleno.
Chè se 'l foco e la fiamma incenerisceDe' leoni egualmente i fulvi corpi
E d'ogni altro animal che 'n terra alberghi,
E com'esser può mai ch'una chimeraLeon pria, quindi capra, al fin serpente,
Dal tergemino corpo unqua spirasseFuoco e fiamma per bocca? Onde chi finge
Che nel primo natal del mondo infante,
Quando nuova pur anco era la terra,
Nuovo il mar, nuova l'aria e nuovo il cielo,
Così fatti animai nascer potessero;
Chi ciò, dico, appoggiato a questo soloNome di novità vano e fallace
Finge, ben puote ancor nel modo stessoFinger molt'altre cose e scioccamente
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Memmo
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