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      Vicendevol desio vinta o da manoVïolenta e rapace o da sfrenata
      Cieca lussuria; e prezzo allor non vileEran le ghiande e le castagne elette.
      Delle mani e de' pič tutti affidavansiNel mirando valor, seguian co' sassi
      Atti ad esser lanciati e co' bastoniNoderosi e pesanti i fieri germi
      De' selvaggi animai; molti di loroVincean, pochi fuggian per le caverne.
      Ma l'irsute lor membra, in ciō similiA' setosi cignai, nel suolo ignude
      Stendean le notti e le coprian di frondi.
      Nč vaganti per l'ombre il giorno e 'l solePaurosi cercar solean piangendo,
      Ma taciti aspettar muti e sepoltiNel sonno, in fin che 'l sol nato dall'onde
      Con la rosea facella ornasse il cieloDi novello splendor: chč, sempre avvezzi
      Sin da piccioli infanti a veder l'ombreNascer nel mondo alternamente e 'l lume,
      Non poteano additar per meravigliaNč temer che perpetua orrida e densa
      Notte l'aere ingombrasse eternamente,
      Spenti i raggi del sol. Ma vie maggioreNoia prendean, che gli animai selvaggi
      Spesso infesta rendeano e perigliosaLa quiete e 'l sonno agl'infelici: ond'essi
      Dalle grotte cacciati i tetti loroFuggian smarriti o pel venir d'un fiero
      Spumifero cignale o d'un robustoLeone; e nella notte intempestiva
      Solean tremanti agli ospiti crudeliCedere i letti lor stesi di fronde.
      Nč molto allor pių ch'al presente il dolceLume del viver fuggitivo e frale
      Perdean piangendo i miseri mortali.
      Chč; se ben pių ch'adesso allor ciascunoDa' selvaggi animai cōlto improvviso
      Pasti vivi porgea per divorarsiDa' fieri denti, e 'l bosco e 'l monte e tutta


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330