Dell'aureo sole e della luna il corso,
Tosto dagli altri mali oppresso anch'egliQuel noioso pensier di mezzo al petto
Il giŕ desto suo capo al cielo estolle;
E qual forse gli dči potere immensoAbbiano occulto a noi ch'in varie guise
Ruoti i candidi segni, egro sospira:
Posciachč 'l dubbio cor dall'ignoranzaTentato cerca, e se principio avesse
Il mondo e s'egualmente aver dee fine,
E fin a quanto le sue mura e tantiMoti e sě vari a tollerar sien atte
Con sě grave fatica, o pur se 'l tuttoPer opra degli dči vita immortale
Goda e scorrendo per immenso spazioDi tempo disprezzar possa in eterno
D'etŕ perpetua le robuste forze.
In oltre: a cui non s'avvilisce il pettoPer timor degli dči, cui non vien meno
L'animo, cui d'alto spavento oppresseNon s'agghiaccian le membra allor che d'ampia
Torrida nube il folgor piomba e rapidiScorron per l'alto ciel murmuri orrendi?
Or non treman le genti e 'l popol tutto?
Non quasi un mortal gelo i re superbiSentonsi al cor, mentre de' numi eterni
Temon l'ire nemiche, allor che giuntoCredon quel tempo in cui de' gran misfatti
Pagar debbono il fio? Che se l'immensaForza d'euro e di noto in mar sonante
Squassa e ruota su l'onde il sommo duceD'un'armata navale, e s'in quel punto
L'urtan le schiere avverse e gli elefanti,
Non chied'egli con voti a' sommi dčiPace? non con preghiere a' venti irati
Pauroso e tremante aure seconde?
In van: che nullameno ei pur soventeDa vďolento turbine assalito
Spinto č di morte al guado. In cotal guisaCalca una certa vďolenza occulta
Tutte l'umane cose, e prende a scherno
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