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      Che la vela tal or tesa negli ampliTeatri strepitar suole agitata
      Fra l'antenne e le travi e spesso in mezzoSquarciata dal soffiar d'euro protervo
      Freme e de' fogli il fragil suono imita:
      Chè tuoni esserci ancor di questa sortaBen conoscer si puote, allor che 'l vento
      Sbatte o i fogli volanti o le sospeseVesti. Poichè tal volta anco succede
      Che non tanto fra lor testa per testaPossano urtarsi le contrarie nubi,
      Quanto scorrer di fianco e con avversoMoto rader del corpo il lungo tratto;
      Onde poscia il lor tuono arido tergaL'orecchie e molto duri, in fin ch'ei possa
      Uscir da' luoghi angusti e dissiparsi.
      Spesso parne eziandio che in simil guisaScosso da grave tuon tremi e vacilli
      Il tutto e che del mondo ampio repenteSradicate l'altissime muraglie
      Volin pel vano immenso, allor ch'accoltaDi vento irato impetuosa e fiera
      Improvvisa procella entro alle nubiPenetra e vi si chiude, e con ritorto
      Turbo, che più e più ruota ed avvolgeD'ogni parte la nube, intorno gonfia
      La sua densa materia, indi l'estremaSua forza e 'l vïolento impeto acerbo
      Squarciando il cavo sen la vibra, ed ellaScoppia e scorre per l'aria in suon tremendo.
      Nè mirabile è ciò; poichè soventePicciola vescichetta in simil guisa
      Suole in aria produr, piena di spirto,
      D'improvviso squarciata, alto rimbombo.
      Evvi ancor la ragione onde i robustiVenti facciano il tuon, mentre scorrendo
      Se ne van tra le nubi. Elle soventeVolan ramose in varie guise ed aspre
      Per lo vano dell'aria: or, nella stessaGuisa che, allor che 'l vïolento fiato
      Di coro i folti boschi agita e sferza,


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330