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      Del vento esternamente urta e penètraQualche nube robusta e di maturo
      Fulmin già pregna; onde repente alloraQuel vortice di fuoco indi ruina
      Che noi con patria voce appelliam fulmine:
      E lo stesso succede anche in molt'altreParti, dovunque un tal furore il porta.
      Succede ancor che l'energia del vento,
      Ben che senz'alcun foco in giù vibrata,
      Pur tal or, mentre viene, arde nel lungoCorso, tra via lasciando alcuni corpi
      Grandi che penetrar l'aure egualmenteNon ponno, e dallo stesso aere alcuni altri
      Piccioletti ne rade i quai volandoMisti in aria con lui formin la fiamma:
      Qual, se robusta man di piombo un globoCon girevole fionda irata scaglia,
      Ferve nel lungo corso, allor che moltiCorpi d'aspro rigor tra via lasciando
      Nell'aure avverse ha già concetto il foco.
      Ma suole anco avvenir che dello stessoColpo l'impeto grave ecciti e svegli
      Le fiamme, allor che ratto in giù vibratoSenza foco è del vento il freddo sdegno:
      Poichè, quando aspramente ei fiede in terra,
      Pôn da lui di vapor molti principiiTosto insieme concorrere e da quella
      Cosa che 'l fiero colpo in sè riceve;
      Qual s'una viva pietra è da tempratoAcciar percossa, indi scintilla il foco,
      Nè, perchè freddo ei sia, quei semi interniDi cocente splendor men lievi e ratti
      Concorrono a' suoi colpi. Or dunque in questaGuisa accendersi ancor posson le cose
      Dal fulmin, se per sorte elle son atteLa fiamma a concepir: nè puote al certo
      Mai del tutto esser freddo il vento, alloraChe con tanto furor dall'alte nubi
      Scagliato è in terra sì che, pria nel corsoSe col foco non arse, almen commisto


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330