S'urtano e si condensano e si premono.
Forse e dell'Etïopia i monti eccelsiFanno il Nilo abbondar, quando ne' campi
Scendon le bianche nevi, a ciò costretteDa' tabifici rai del sol che cinge
Il tutto, il tutto alluma, il tutto scalda.
Or via: cantar conviemmi i luoghi e i laghiAverni, e qual natura abbiano in loro
Brevemente narrarti. In prima, adunque;
Ch'e' si chiamino Averni, il nome è trattoDalla lor qualità, poichè nemici
Sono a tutti gli augei; perch'ivi a penaGiungon volando, che scordati affatto
Del vigor delle penne, in abbandonoLascian le vele e qua e là dispersi
Ruinan con pieghevoli cerviciA precipizio in terra, e, se no 'l soffre
La natura del luogo e sotto stesoV'è qualche lago, in acqua. Un simil lago
È presso a Cuma assai vicino al monteVesuvio, ove continuo esalan fumo
Piene di calde fonti atre paludi.
Ènne un d'Atene in su le mura in cimaDella rôcca di Palla, ove accostarsi
Non fûr viste già mai rauche cornici,
Non allor che di sangue intrisi e lordiFumano i sacri altari; e in così fatta
Guisa fuggendo van non le vendetteDell'adirata dea, qual già de' Greci
Cantâr le trombe adulatrici e false,
Ma sol per sè medesma ivi produceLa natura del luogo un tale effetto.
Fama è ancor ch'in Soria si trovi un altroAverno, ove non pur muoian gli augelli
Che sopra vi volâr, ma che non primaV'abbian del proprio piè segnate l'orme
Gli animali quadrupedi ch'a terraSian forzati a cader, non altrimenti
Che se agl'inferni dèi repente offertiFossero in sacrificio. E tutto questo
Pende da cause naturali, e noto
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