Nel resto, io prendo a dir qual di naturaScambievole amistade opri che questa
Pietra che i Greci con paterna voceGią magnčte appellār, perch'ella nacque
Ne' confin di Magnesia, e 'n lingua tóscaCalamita vien detta, allettar possa
Il ferro e a sč tirarlo. Or questa pietraAmmirata č da noi, perch'ella forma
Spesso di vari anelli una catenaDa lei pendente. E ben tal or ne lice
Cinque vederne e pił, con ordin certoDisposti, esser da lieve aura agitati,
Qual or questo da quello a lei di sottoCongiunto pende e quel da questo i lacci
Riconosce e 'l vigor del nobil sasso:
Tanto la forza sua penetra e vale!
Ma d'uopo č che in materie di tal sorta,
Pria che di ciņ che si propose alcunaVerisimil ragion possa assegnarsi,
Sian molte cause stabilite e ferme;
E per troppo intrigate e lunghe vieGiungervi ne convien: tu dunque attente
Con desļoso cuor porgi l'orecchie.
Primieramente confessar n'č d'uopo,
Che di ciņ che si vede alcuni corpiSpirin continuo e sian vibrati intorno
I quai, gli occhi ferendo a noi, la vistaSian atti a risvegliarne, e che da certe
Cose esalin perpetuo alcuni odori;
Qual dal sole il calor, da' fiumi il freddo,
Dal mare il flusso ed il reflusso edaceDell'antiche muraglie a' lidi intorno;
Nč cessin mai di trasvolar per l'aureSuoni diversi: e finalmente in bocca
Spesso di sapor salso un succo scende,
Quando al mar siam vicini; ed all'incontro,
Riguardando infelici il tetro assenzio,
Ne sentiam l'amarezza. In cosģ fattaGuisa da tutti i corpi il corpo esala
E per l'aere si sparge in ogni parte:
Nč mora o requie in esalando alcuna
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Greci Magnesia
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