Da' sensibili oggetti, e che non tuttePôn le cose adattarsi a un modo stesso.
Primieramente; il sol ricuoce e sforzaLa terra a inaridirsi; e pure il sole
Dissolve il ghiaccio, e l'altamente estrutteNevi co' raggi suoi su gli alti monti
Rende liquide e molli: al fin la ceraEsposta al suo vapor si strugge e manca.
Il fuoco similmente il rame solveE l'oro e 'l fa flussibile, ma tragge
Le carni e 'l cuoio, e in un l'accoglie e stringe.
L'acqua il ferro e l'acciar tratto dal fuocoIndura, e dal calor le carni e 'l cuoio
Indurato ammollisce. Alle barbuteCapre sì grato cibo è l'oleastro,
Che quasi asperso di nettareo succoPar che stilli d'ambrosia; ove all'incontro
Nulla è per noi più di tal fronde amaro.
Timidi al fin l'amaraceno e tuttiFuggon gli unguenti i setolosi porci,
Perchè spesso è per loro aspro velenoQuel che col grato odor sembra che l'uomo
Tal or ricrei: ma pel contrario il fango,
A noi spiacevolissimo, agl'immondiPorci è sì dilettevole, che tutti
Insazïabilmente in lui convolgonsi.
Rimane ancor da dichiararsi, innanziChe di ciò ch'io proposi io ti ragioni,
Che, avendo la natura a varie coseMolti pori concesso, egli è pur forza
Ch'e' sian tra lor diversi e ch'abbian tuttiLa lor propria natura e le lor vie.
Poichè son gli animai di vari sensiDotati, e ciascun d'essi in sè riceve
Il proprio obietto; chè 'l sapore altrovePenètra, altrove il suon, l'odore altrove.
In oltre: insinuarsi altre ne' sassiCose veggiamo, altre nel legno ed altre
Passar per l'oro, e penetrar l'argentoAltre ed altre il cristal: poichè tu miri
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