Par che sian dalla dolce e stabil vitaE che sol della morte avanti all'uscio
Si vadan trattenendo: . . . . . .
v. 129.
L'origin prima, questa è che corrompev. 624.
Può di molli papaveri un acerbov. 630.
Di quegli onde si forma il chiaro e il liquidoUmor dell'acqua o pur la nebbia o il fumo;
v. 631.
O pur dal fumo: il che succede alloraChe noi sopiti in placida quiete
Veggiam per l'aere atri vapori e fumoD'ogn'intorno esalar sublimi altari.
v. 638.
Impetuosa l'acqua e via se n' fugge,
E fumo e nebbia si dissolve in aura;
v. 916.
. . . . . . . . . . . . . .ed i poetiNe' secoli primieri. . . . . .
v. 1061.
E i luoghi ove abitar dènno esse stesseSi vadan fabbricando o pur di fuori
v. 1174.
Che ancor l'alma perì distratta in esso.
v. 1269.
Spazio e contempli quanto varii e quantiv. 1352.
Deggiamo a questi che vi sia d'amaroCotanto, se una cosa. . . . . .
v. 1369.
Con ciò sia che in tal guisa a noi pur licev. 1497.
Pascer sempre, oltre a ciò, l'animo ingratoDe' beni di natura, e mai contento
LIBRO QUARTO.
v. 347.
In oltre: se palpata una figuraAl buio si ravvisa esser la istessa
Vista nel lume e nel candor del giorno,
D' uop'è . . . . . . . . . . .
v. 371
. . . . . .e noi: sì questa alloraTrascorre pe' nostr' occhi, e quasi terge
v. 422.
Riflessa indietro a veder gli occhi torna.
v. 522.
. . . . . . impercettibili, ne sembraTornito l'edificio, ma non tale
Che differenza non vi sia fra quelloE gli edificii veramente tondi
E visti da vicin: per ciò non pareDa lungi ancor ch'ei non sia tondo affatto.
v. 598.
Distese sotto vaste aeree piaggie
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