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      Si aveva cosė l'ora del mezzogiorno. Pių innanzi, l'anno 262 avanti l'era nostra, si trasportō a Roma un quadrante trovato a Catania. Sebbene non fosse esatto a gran pezza, non essendo regolato sopra il meridiano di Roma, se ne servirono per un secolo poco comodamente. In molte case v'era uno schiavo chiamato horarius, il cui unico impiego era di correre di tempo in tempo al Foro, ov'era posto il quadrante, e di tornare a dar l'ora a' suoi padroni. Si andava a prender l'ora come si va a prender l'acqua alla fonte. E se il cielo era annuvolato non si poteva averla. Solo l'anno in cu morė Terenzio, quasi un mezzo secolo avanti alla nascita di Lucrezio, s'introdusse a Roma la prima clepsidra.
      Nč meglio si coltivavano le scienze fisiche e naturali. E pure i Romani, pių di qualunque altro popolo, avrebbero potuto fare molte e svariate osservazioni sulla natura L'estensione delle conquiste, le spedizioni lontane davano loro il modo di comparare i fenomeni dei pių diversi climi, e se l'amore della scienza non fosse stato soffocato in loro dallo spirito militare, avrebbero, a lungo andare, potuto comporre il pių ampio repertorio di cognizioni utili e preziose. Ma i pretori e i proconsoli letterati che governavano le provincie lontane, si contentavano di mandare a Roma migliaia d'animali rari per i bisogni e i piaceri del circo, senza darsi pensiero di fare indagini o collezioni, e i Romani assistevano a queste immense ecatombe senza che si sia trovato mai fra loro un naturalista, che abbia avuto l'idea di descrivere questi animali, di osservare le loro abitudini, e di valersi d'un'occasione tanto straordinaria e sė propizia ai progressi del sapere.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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