Pitagora ed altri filosofi avevano già applicato all'astronomia il calcolo matematico e la geometria. Il grande astronomo Eudosso aveva fatto di belle scoperte e rispetto all'andamento del cielo dato spiegazioni ragionevoli un mezzo secolo prima di Epicuro. Ma questo negligente filosofo non ne tiene alcun conto, non si cura di conoscerle e se ne sta contento alla vecchia astronomia popolare, a quella che s'incontra nei primi sistemi, nei poeti antichi e nei pregiudizj del popolo. Strana ignoranza di cui bisogna dire due parole.
Sebbene talora si celebrino i servizi resi da Epicuro alla scienza fisica, egli non fu fisico e non fu vago delle ricerche scientifiche. Egli non ha altra passione che la morale e non intende che a condurre l'uomo alla felicità, a liberarlo dai timori superstiziosi. Prende da Democrito il sistema degli atomi, non già perchè sia curioso dei segreti della natura, ma perchè il sistema che dice esser l'universo un prodotto del caso gli pare il più atto di tutti ad escludere l'idea d'una importuna Provvidenza. Dichè la scienza per lui non è un fine, ma un mezzo, non è l'oggetto delle sue meditazioni, ed egli medesimo dichiara, nella sua lettera a Pitocle, che spregiava le speculazioni scientifiche. "Tieni per fermo che altri dee mettersi allo studio dei fenomeni celesti, sia in generale, sia in particolare, per l'unico fine della pace dell'anima. Questo è l'unico oggetto di tutte le parti della filosofia20." Se l'epicureismo, che a primo tratto mostra essere una scuola di fisica, non ha mai prodotto nulla in fisica, è da accagionarne Epicuro, il quale appropriandosi la scienza de' suoi predecessori, la congelò ne' suoi Manuali, Formulari e Compendj; e inceppò per sempre gli studj dei suoi discepoli.
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