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      Nell'acqua o nell'aria i corpi accelerano la loro caduta a proporzione della loro gravità, perchè la densità dell'acqua e la lieve fluidità dell'aria non possono opporre a tutti la medesima resistenza, ma devono cedere più facilmente ai più pesanti. Per contro il vuoto non resiste mai, ai corpi; dà il varco egualmente a tutti. Onde tutti i corpi debbono cadere con pari celerità nel vuoto quale che si sia l'ineguaglianza della loro gravità36.
      Non so perchè la scienza moderna pretenda talora che gli antichi non riconoscevano che l'aria è materiale. Lucrezio, dopo aver detto che "vi son corpi dei quali bisogna ammettere l'esistenza, sebbene sfuggono alla vista," fa una lunga e poetica descrizione delle devastazioni dell'aria, che egli paragona ad un fiume distruttore, e conclude che l'aria "sebbene invisibile è un corpo, perchè spazza il mare, la terra, le nuvole del cielo e ch'è capace di portarsene tutto seco nella violenza dei suoi turbini37." Questa pittura e le conclusioni formali del poeta fisico non lasciano giustamente tassare la fisica antica di non aver conosciuto la materialità dell'aria.
      Si trovano in Lucrezio parecchie spiegazioni giustissime di fenomeni spaventevoli per via di comparazioni semplicissime tratte dell'osservazione cotidiana e che somigliano a quelle che si leggono nei nostri trattati di fisica. Per esempio quando egli parla del tuono e dei lampi, mostra, per liberare gli uomini dai loro timori superstiziosi, che queste pretese minaccie del cielo sono senza più fenomeni naturali facilmente spiegabili.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Lucrezio