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      Ora, ritrovatisi costoro al luogo detto, dove ancora voi e io eravamo, e ragionandosi di non so che dolcemente, il signor Giacomo, interrompendo il parlare che era per andare in lungo, e tagliando il ragionamento, disse queste parole: Signori, se a voi piacesse quel che a me non dispiace, io direi qui che rea cosa non sarebbe in altro tempo differire i ragionamenti, e voi tutti venirne meco a falcone a S. Martino, ove, avendo io un luogo, il quale alcuni di voi hanno potuto più volte vedere, mi sforzerei per tre giorni (che tanti sono per trattenermi ivi) di farvi conoscere che io ho un falcone de' buoni che oggidì vivano, e che a lato a lui quel di Federigo degli Alberighi sarebbe riuscito un cappone. I giorni si spenderanno in cacciar gli aironi e le anitrelle, e qualche altro spasso; le notti poi in dolci parlari, come più a voi vedrò aggradare e dilettare. Deh, venitene dunque con esso meco, e, venendo, venite allegri.
      Piacquero molto a tutti le parole del vostro parente, e dove innanzi avevamo poco in grazia di uscire alla campagna e della terra fuori, ora quasi àrdevamo tutti di ritrovarci insieme a S. Martino. Ma voi, monsignore, solo ricusavate tale andata incolpando i molti affari vostri, ne' quali eravate tutto involto, e biasimando l'empio destino, a cui non era piaciuto di far sì che, con noi venendo ancora voi, non fosse alquanto rimaso tronco ed imperfetto il bene che avevamo d'avere egualmente tutti. Alla fine, veduto voi stare duro, e ragionevolmente non vi poter venire dove avevamo disegnato, convenimmo in questo di partire noi altri, e così, lasciato voi, dopo il congedo ne andammo a casa del signor Giacomo, dove trovati in bell'ordine e in punto i cavalli, (che buona pezza di tempo innanzi erano, a ciò fare, stati mandati da lui i paggi) su vi salimmo, chi involto in pelle di cinghiale, e chi di lupo e chi di volpe per la fiera stagione, nella quale si sentiva un gran freddo: inviati poi con ciò che facea di bisogno al cacciare, speronammo i destrieri sì che arrivammo innanzi notte.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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