Laonde, smontati, e fatti presso a un buon fuoco, il quale ardeva in una camera del palagio (quello che mi avete voi tanto commendato, e che a me parve il più bello del mondo) tutti ci ricreammo, e poi cenammo in mezzo dell'allegrezza, e in fine, per ritrovarci anzi stanchi che no, e per levarci per tempo, ci riducemmo al riposo lieti, e cantando chi madrigale, chi qualche canzonetta e chi qualche sonettino, ciascuno però in lode di colei, che più ammirava e più gli piacea.
Ma guardate bel caso, monsignore; ciascuno nel suo cantare voleva e faceva più bella la sua di tutte le altre donne, il perchè ne nacque questo, che, non potendo noi convenire con noi a comporci in modo alcuno, fu (che così piacque loro) dato il carico a me di terminare questi litigi, e udite come.
Il signor Pietro Arigone, veggendo crescere e farsi maggiore il bisbiglio fra noi, incominciò a dire così: A me parrebbe, signori e fratelli, che, avendo a trapassare noi le future tre notti che qui samo per fare in dolci e soavi ragionamenti, come ci cennò nell'invitarci a questo luogo il mio caro e buon cognato, noi fossimo contenti di formare una donna tale, quale forse non si vide giammai, cioè bella a perfezione, e che manchi d'ogni opposizione che le si potrebbe fare, cosa nel vero pur da parlarne tra noi, e degna dei nostri ragionamenti; e chi alla fine verrà a dimostrare più alla costei beltà le ricchezze e le bellezze della sua diva avvicinarsi che di qualunque altra, questi abbia vinto, e tengasi per fermo lui aver la più bella delle nostre donne, che a gara lodiamo, e ci sforziamo ciascuno per sè di farnele rimanere le più belle e le più vaghe.
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Pietro Arigone
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