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      Già l'alba aveva data volta a noi, e il sole era vicino al nostro emisfero, quando, lasciate le oziose piume, e levati, e posti in ordine, uscimmo fuori alla caccia. Ma io non son per dir altro quanto spetta a quella, perché l'intenzione, che mi fe' prender la penna, me lo vieta e non vuole. Insomma tenete certo, che quinci e quindi, passando, correndo, fuggendo, e dall'uno all'altro lato attraversando, avemmo solazzo e diporto assai, e calando alla marina il gran pianeta, con grassa e molta preda ce ne ritornammo al nostro alloggiamento. Dove poi che noi e i cavalli e falconi furono con buon governo riposti, l'apprestata cena si scoperse di subito, e, cenato che noi tutti avemmo, ci accostammo al fuoco, e, recate dai famigliari le sedie, a sedere vi ci ponemmo al dintorno, dove, ragionate venticinque parole in materia della caccia e dei falconi, il signor Dottore ottore levossi in piedi e disse così: Conciossiachè il giorno sia da noi, signori, stato, come deliberammo, ispeso, e, egli passato, abbia dato ritorno la notte, io direi che la nostra bella donna non si lasciasse, ma che incominciassimo oggimai a prendere i pennelli nostri e i nostri colori, acciocchè ispendessimo anco, se non tutta, almeno parte della presente notte, secondo l'ordine dato, e la comune nostra deliberazione.
      Al parlare del signor Dottore vi si cominciò intorno ad udire un concento e un plauso di tutti mostrantisi vaghi e desiosi di tal cosa, quanto era possibile di mostrarsi il più; per la qual cosa, sendo ogni cosa piena di silenzio, ed io posto in disparte alquanto per udire, e giudicare in fine chi più belle parti somigliantisi a questa donna nella sua donna essere, facesse vedere e più; ecco risorgere con licenza di tutti l'antidetto signor Dottore, il quale dopo un breve riso così ruppe il silenzio e parlò:


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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