Poichè piace alla vostre signorie, ch'io colui sia che dia principio a questa donna, io colui sarò senza ritrarre il piede, e senza qui far divieto alcuno al cospetto onorato di voi, e così incomincerò. Egli è vero che ufficio a me più dicevole e conveniente assai sarebbe stato, se io di quello che Bartolo, Baldo, Ulpiano, Paolo, Papiniano e gli altri degnissimi legisti hanno scritto, mi avessi posto a favellare; ma nondimeno, quando ch'io mi penso d'essere con le vostre signorie qui ridotto per mezzo di consolazione e di trastullo, io scorgo bene che il ragionare anche di quelle cose, che mie non sono, come quelle, di che parlano gli antidetti dottori, non mi si disdirà, nè mi disconverrà pur un punto. Dico adunque che noi siamo a tal partito, volendo dipingere una donna senza opposizione alcuna, e senza pur un nevo, a quale si trovò il dipintore, di cui sopra n'è stata fatta menzione; perocchè disegnando egli di volere in Crotone, od in Agrigento che si fosse, fare una immagine perfetta, la qual dovea collocare nel tempio di Giunone, elesse da tutto il drappello delle Crotoniate, o pur Agrigentine vergini ignude, al cospetto di lui accolte, cinque donzelle sole di bellezza vieppiù delle altre tutte dalla Natura dotate, delle quali egli se ne avesse a servire in quel perfettissimo e singolarissimo ritratto, a questa questa parte, a quella quella parte togliendo, e al simulacro suo meravigliosamente adattandola. Ma voglia Iddio che noi abbiamo in questa impresa, com'egli, un felicissimo fine, fortunata uscita, e favorevole il cielo, di che io non ho paura e dubbio niuno, qualora solamente volgo gli occhi miei a mirare la mia, che tanto mi piace, donna bella, gentile, onesta e santa; anzi mi cresce la speme più e più ognora di farnelo rimanere scornato e inferiore, e vincernelo d'assai anzi che no.
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