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      A questo: o me beato, gridò l'eccellente Dottore, e rendè per allegrezza lagrimando mille grazie al signor Pietro, il quale, come l'amante sua ne avesse l'onore in avere i capelli della donna, avendoli pur troppo simili la sorella, che le li aveva dati, non ne fe' più conto. Ma gli altri tre furono di parer contrario, e l'uno dopo l'altro pianamente si sforzò di far chiaro apparere, che se le condizioni de' capelli concessi alla donna più minutamente si considerassero, altra donna non doveva riportare il vanto della vittoria, salvo che la sua, e questo, soggiunsero poi, con pace di qualunque si trova offeso. Non ha la mia, diceva il signor Vinciguerra, sostentando l'onore della vostra, che sua chiamava, onorata signora Ottavia Picezza, tutte le date qualità? Io non credo che Venere co' suoi bellissimi crini, possenti a smarrir l'oro, l'ambra e il Sole potesse in modo alcuno contrastar co' suoi bellissimi crini; non anderebbe di pari il biondo Apollo, e con quelli della mia, quasi purissimo specchio lucenti, e tersi, quali si potrebbono agguagliare? Disse poi il signor Giacomo: Io non mi fo a credere che mai Ninfa niuna, o Grazia, al tempo dolce dell'anno, quando per le verdi e fiorite campagne accolte van danzando, e scherzando insieme, spiegasse all'aura soave i più vaghi, i più netti e i più amorosi capelli. Ed io, soggiunse il signor Ladislao, che dirò della mia? anzi pur mia, diss'io allora, e tacqui poi seguendo lui così: Abbia ognuno di voi la chioma della sua donna per la più bella e per la più riguardevole, pure ch'io non vaneggi come voi per amore, e non guidichi torto, che torto giudicare non mi credo, non sendo l'amante di colei, che qui onoro e difendo.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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