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      Piacquero sommamente a tutti le parole del signor Ladislao, e così nel giudicio mio fu rimesso qual donna delle loro doveva con giustizia e ragione a quella che si formava cogli occhi, quale colle palpebre, quale con le ciglia, quale con le sovracciglia e quale con la serena fronte d'allegro spazio dante segno di purità andar di pari, oppur quale con le antidette cose tutte.
      Io non negherò qui, monsignore, ch'io mi ritrovai allora avvolto in grande impaccio, e volentieri la soma avrei in sugli omeri altrui scaricata; ma pur avendo io loro già fatto vedere come il giudizio non doveva esser precipitoso, ma riposato e maturo, a persuasione mia contentaronsi ch'egli sì differisse infino che fosse data intera perfezione alla donna, che allora non solamente si giudicherebbe di ciò, ma ancora delle altre tutte parti, e così agevolmente ne apparirebbe quale fosse delle loro donne la più bella e la più vaga.
      Così ridotte le cose, e prolungato e tramutato il giudizio, che si doveva fare di particolare in universale, ch'egli adunque si segua l'impresa, disse il signor Giacomo, e non si stia a perder più tempo. Oh! lieve perdita è questa, soggiunse il signor Vinciguerra. Non mica, rispose l'eccellente Dottore; perocchè non si può ristorare, ma ben più grave sarebbe stata la nostra con voi, e delle nostre con la donna che difendete, se perdevamo. E che? credete di guadagnar con meco? replicogli il signor Vinciguerra; non sapete voi qual sia il mio nome? Sì, lo so, ridisse a lui il signor Dottore, e proprio per questo io e gli altri speriamo di vincere con voi, perchè tutto dì udiamo un nano chiamarsi Atlante, un moro, cigno, una picciola e storpiata donzella Europa, i cani pigri e per l'antica scabbia pelati e leccalucerne Tigri, Pardi, Leoni, e se qualche cosa è che più terribile sia.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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