Tali non spiacquero all'Ariosto, ove scopre le bellezze d'Alcina. Non spiacquero al Petrarca nel sonetto, Io canterei d'amor, e alla canzone, il cui principio è: In quella parte. Non spiacquero al Sannazzaro nelle bellezze di Amaranta. Non spiacquero a messer Ercole Strozza nel secondo de' suoi Amori. Non spiacquero a messer Fausto Andrelino nel terzo de' suoi, e finalmente a niuno, ch'io mi sappia, giammai.
Così detto, e pensato un poco:
- Alla bocca con vostra licenza trapasserò, soggiunse il signor Pietro. Questa di picciolo spazio contenta, viene non poco di grazia ad una vergine a porgere, e però in Dafne fugace picciola la pone Ovidio nel primo delle sue Tramutazioni; picciola in Polissena nel terzo decimo delle medesime; Virgilio altresì nel primo della sua Eneide picciola la dà alla dea degli amori Venere bella; picciola alla Fiammetta la dà il Boccaccio; picciola il Bembo nel suddetto luogo ad ogni damigella che vaga vuole apparire. Ma le labbra, ove lascio io? Queste piacque al Boccaccio, pur parlando della Fiammetta, di rassomigliare a due vivi e dolci rubinetti; e al Bembo all'antidetto luogo ai medesimi, ma aventi forza di riaccendere desìo di baciargli in qualunque fosse più freddo e svogliato. Piacque al Sannazzaro di agguagliarle alle mattutine rose nell'allegato sonetto di sopra, anzi di preporle. Agli Strozzi, padre e figlio, delle sue belle donne parlando, non spiacque il medesimo. Il Petrarca contentossi nel secondo capitolo della Morte farlene simili, parlando della sua Laura così:
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