Laonde, partorito il giorno dal Sole, e illuminato il monte e il piano, levammo veloci, e, giratici intorno co' nostri falconi, pigliammo, mercè del buono del signor Giacomo, e di quello del signor Pietro, anitre e aironi assai. Venuti poi per tempo alquanto al palagio simile a quello di Alcina, di Logistilla, di Atlante, d'Adamo, e della fata Manto descritti dall'Ariosto, simile a quello del Sole appo Ovidio e della Fama, e simile a quello di Psiche appo l'Asino d'oro di Apuleio, ci ristorammo con delicatissime vivande, e il rimanente del giorno, che tornammo a casa per giudicio mio di luce ancora tre ore, passammo a certi giuochi dilettosi e dolci.
Ma venuta l'ora della cena, e cenatosi poi indi a poco realissimamente, furono gli scanni tosto appresso al fuoco portati dai servitori, e, invitatici noi a vicenda ad appressarviglisi, vi ci appressammo quasi ch'io non dissi a prova l'un dell'altro. Ove così radunati per comune consentimento, piacque a ciascuno di fissare gli occhi di dentro alla testa intralasciata della donna, e guatando tutti lei molto per minuto e per sottile, ecco udirsi una voce del signor Dottore, tale:
- Leggesi, onorati signori e compagni, che costumava Apelle, del quale solo volle Alessandro il Magno esser dipinto, di esporre agli occhi del popolo le opere sue, acciocchè, udendo poi da questo e quello gli errori e le pecche di loro, in questa guisa le potesse far del tutto perfette e naturalissime; il che usando così di fare venne in tanta eccellenza poi, che a voler lui lodare secondo il merito e secondo che si conviene, bisognerebbe accorre tutte le lodi di quei che oggi sono dipintori famosi, e furono mai per l'addietro, e donarle a lui, e così donate, confessar poi ancora di non poter agguagliare con parole, e giugnere in modo niuno all'altissimo segno della perfettissima virtù sua.
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