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      - Ah! - rispose l'altro - ora v'intendo, - e fece che qui noi altri ridemmo alquanto, infin che il signor Giacomo riprese a dire:
      - Simile gola commenda in Amaranta il Sannazzaro e altri assai, dei quali ora non mi sovvenendo il nome, io verrò al collo che bianco più che latte dice essersi ritrovato in Laura il Petrarca nella canzone che comincia: In quella parte; d'avorio fu quello di Narciso, come già lessi in Ovidio.
      - Oh! come è vero, - gridò trapostosi qui pure il signor Vinciguerra, - ch'egli l'avesse d'avorio? Questa è simile alla favola di Pelope, di cui Virgilio, nel terzo atto della Georgica, Tibullo al primo delle sue colte elegie, e il medesimo vostro Ovidio al sesto delle Trasformazioni ne fanno menzione, nella quale dicono, che avendoli Cerere mangiato l'omero sinistro in quel convito, che l'empio e crudele Tantalo fece agli Dei, glie ne restituì uno d'avorio, cose del tutto vane e di niun segno di verità colorite. O che voi non siete in buon senno, o che mi avete stasera tolto a darmi le beffe, signor Vinciguerra, gli disse il signor Giacomo, seguendo poi:
      - Quando ch'io dico che Narciso ebbe il collo d'avorio, io non intendo, come voi, ch'egli l'avesse veramente d'avorio, ma bianco come avorio, e così vuol essere inteso Ovidio. E il Bembo altresì, quando nel sonetto Crin d'oro crespo, dice in lode della bianca mano della donna sua, così:
     
      Man d'avorio, che i cor distringe e fura;
     
      D'avorio fu quello della diva dello Strozza il figlio, come egli testifica nel secondo de' suoi Amori.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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