Questa poi sarà anzi vaga che no, quando ai riguardanti si mostrerà da ogni parte leggiadra e dolce, e morbida sì, che di pianamente percuoterla, e come Amore insegna, appunto loro ne verrà voglia e talento. Delle braccia poi, per venire a loro, non picciola bellezza scorgerassi se delicate, grossette e dolci al tutto fieno e gentili, come quelle di Laura alla canzone che incomincia, Sì è debile 'l filo, e se saranno il che voglio che sia in loro, di quel potere delle medesime, il quale ci è noto per quel sonetto, il cui principio è, Da più begli occhi, non potranno non essere bellissime e di somma e perfetta beltà adornate; ma questo non avverrà così agevolmente se prima elleno non avranno in sè la purissima candidezza di quei della bella Amaranta nel Sannazzaro, e delle non indegne compagne e amiche tutte di lei. A queste sono congiunte le mani, delle quali, volendone io parlare, dico ch'egli mi piacerebbe stranamente di vederle bianche. Laonde il Petrarca nella su allegata canzone tali le pone in Laura, e nel sonetto Orso, e' non furon mai. Le vorrei, dico, tanto bianche che di bianchezza si appressassero all'avorio, come il Bembo nel così spesso addotto sonetto, Crin d'oro crespo, mostra d'averle avute la sua bella innamorata; così vengono ad essere belle e meritare un cotal titolo, il quale ebbero quelle di Laura gridando il Petrarca: O bella man. Le vorrei sottili, ciò togliendo pure dall'antidetto nelle due volte citata canzone, e lunghe, in ciò seguendo Properzio nel secondo, che siffatte scrive essersi ritrovate in Cintia; e messer Ercole Strozza pure nel secondo de' suoi Amori, il quale aggiunge un meraviglioso candore essersi potuto vedere in quelle della sua Diva ancora.
| |
Amore Laura Amaranta Sannazzaro Petrarca Laura Orso Bembo Crin Laura Petrarca Properzio Cintia Ercole Strozza Amori Diva
|