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      - Oh, rispose il signor Pietro, voi sareste bene di grossa pasta formato, e avreste anzi del grossolano che no, se voi ciò credeste, e se pure volete credere questo miracolo, attribuite una sì meravigliosa possanza a Venere e non al moscato, il che ha più del verisimile assai, e più sta al martello. Ma seguite, se avete altro che dire, ch'io mi credo che no.
      - Guardate pure che non sia che sì, disse qui l'altro, e seguitò. Non abbiamo noi nel Vangelo che chi per noi volle in su la croce star pendente e morire, acconsentì che di odorate e preziosissime moscate acque e unzioni li fossero i santissimi piedi lavati e unti? Il che non avrebbe mai sofferto il gran figliuolo di Dio se buono effetto da loro non avesse aspettato, ovvero non avesse avuto caro e sommamente lodato come buone quell'acqua e quell'unguento.
      - Deh! tacete in cortesia, rispose il signor Pietro; e poi n'andò dietro dicendo: Io vi dico che altro effetto non venne da loro, e che buone non furono, e patì Gesù Cristo, non perchè n'aspettasse alcun bene no, e meno perchè ci fosse (come tutti si può credere essere che l'usano) molle, delicato e amico delle delizie, ma sibbene perchè gli piacque la pietà e le lagrime di lei che gliele offerse. Ma da che pur la volete con meco, signor Ladislao, e non volete perdendo cedere, togliete questo per ultimo esempio, che vi potrà forse ridurre al voler mio, dove gli altri, non oprando nulla ch'io vegga in voi, sono stati vanamente per voi recitati da me. Si scrive che Domenico Silvio, doge, XXXI secondo il Sabellico, o pur XXX secondo altrui, della città miracolosa di Vinegia ebbe per moglie una costantinopolitana, la quale disprezzando l'acqua comune, costumava di lavarsi con la rugiada, e, non volendo i cibi toccare con mano, gli toccava coi dorati pironi.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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