Quel che fece Tiberio imperatore a Cesare, luogo tanto delizioso e ameno, dove egli per diporto usava di gire, io mi credo che pur uno non vi sia che no 'l sappia. E, per venire al punto, come ciò si potrebbono indurre ad operare queste sì vaghe chiostre, se non vi intervenissero gli odori delle rose, de' fioretti, de' gigli e violette, che commendate in questa donna?
- Veramente voi mi tentate con tal parole, rispose qui l'eccellente, e disse poi: Io vi rispondo, che se l'animo nostro fie ben disposto, egli non ci lascerà mai vincere da luoghi siffatti, anzi in noi si vedranno effetti contrari alla lascivia in tutto. E di qui è che alcuni per avere un animo che tali luoghi ha saputo usare, sono levati alla contemplazione delle cose celesti, e si sono dati alla penitenza, come al sonetto, Gloriosa colonna, e al dialogo de' giardini ci manifesta il Petrarca. Ma ditemi, non volete voi che alla donna già perfetta esteriormente concediamo un'animo, una volontà pura, e una creanza divinissima?
Si bene, rispose il signor Pietro.
Adunque non dubitate, soggiunse l'eccellente, che le rose e i fioretti abbiano a destare in lei men che buoni pensieri giammai.
- Non dubitate di veruno avvenimento sconcio e strano.
- Voglia Iddio che così sia, ma pure non so che non mi lascia ben risoluto e sicuro ancora, disse il signor Pietro.
- Io ho detto il vero e ne potete bene star sicuro, replicògli l'eccellente.
In ultimo il signor Giacomo, veggendo questi, da un lato garrire e dall'altro gli altri due, de' quali uno voleva udire del belletto, e l'altro, ma troppo prestamente, del giudicio delle donne, della quali si deveva quella giudicar più bella che più s'appressasse alle bellezze sovrane, di che avevano formata e perfetta la donna esteriore, così disse:
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