Ma chi non vede che quegli uomini, i quali nelle ardenti e sanguigne porpore, e nelle terse e lucide sete, e nell'oro stesso cotanto pregiato, curano di fasciare l'esteriore, e delle più rare gemme adornarlo, lasciando ignudo lo interiore uomo dalle vere e sode virtù, e non pure adombrato d'alcun velo o filo del buon costume, si ponno ragionevolmente pareggiare ai tempi d'Egitto, i quali, bellissimi di fuori e con meravigliosa arte dirizzan, aveano di dentro, invece di qualche simulacro di vino, o gatto, o aglio, o cipolla che pazzamente vi s'adorava? o pure a qualche sepolcro, il quale dentro essendo arido e incolto, di fuori mostra a' riguardanti belle imagini di marmo ad oro lavorate, e polite con grande spesa, e con non poco disdegno degli artefici?
Non furono tali, e non sono i gentiluomini, di cui abbondevolmente è stato ragionato negli antidetti libri, perciocchè, siccome eglino sono di virtute albergo, e pieni infino in colmo di bei costumi e di cortesia, e finalmente di tutte quelle parti che si convengono ad essi, così volendo ciò nella donna loro vedere (che altramente non la giudicherebbero con tutte le sue e tanto perfette bellezze esteriori bella) sursero secondo l'usanza, venuto che fu il mattino, e secondo l'usanza fatti, ma non indarno, volare i falconi, e tornati al veramente divino palagio, e ristorati al debito tempo per mezzo della superba e ricca cena, si fecero appresso il vicino e ardente foco, dove poi che assisi tutti si furono allegri quanto si potria dire il più e nella fronte e nel cuore, si misero un poco così vicendevolmente a pungersi, ma non fra l'unghie e la carne, e così poi a ridere dolcissimamente dopo la lieve e non dolente puntura.
| |
Egitto
|