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      Alla fine, veggendo eglino che quella dovea essere l'ultima notte, e che la donna dipinta e formata bellissima, quanto spetta alla parte di fuori, si dovea da loro dipingere e formare (perchè così venisse ad essere perfettissimamente bella sì che nulla le mancasse) ancora quanto spetta alla parte di dentro, vennero a dire che, ragionato alquanto per ischerzo in materia del belletto che usano, quelle donne, che sono sute malamente avvezzate di porsi sul viso, non sarebbe se non buono di cominciare la impresa, e non lasciare andarsene il tempo, che mai non torna indietro poi che una fiata se n'è fuggito e scorso.
      Per la qual cosa fu dato l'assunto di fare il tutto al signor Ladislao, mio fedele Acate, sì perchè egli meno per l'addietro di tutti avea ragionato e perciò ne faceva istanza, sì perchè di spedita lingua e dolce parlare dotato, non poteva non sommamente a tutti piacere ed essere pienamente in grado, e sì ancora perchè mostrava di aver un fianco e una lena siffatta, che senza stancarsi mai avrebbe potuto la notte intera trapassare ragionando. Il perchè egli, egli senza usare gli increscevoli e cerimoniosi giri delle belle parole, dopo che ebbe tutti ringraziati e lodati per l'onorato incarico che gli avevano conceduto di dire, a così favellare incominciò tutto allegro:
      Della stomacosa e piena di lezzo composizione del belletto, di cui si adornano, anzi sconciano delle donne assai così nella nostra come nelle altrui terre, io, signori, non mi voglio porre al rischio del parlare, che lordissima cosa e sozzissima essendo, come ognuno di noi può saper chiaramente, egli potrebbe di leggieri avvenire che me ne verrebbe tal fastidio e nausea, che non che quello, che nello stomaco ho di cibo preso, non appena gli spiriti riterrei nel petto; e poi io non vi avrei buoni ascoltatori, essendo simili e conformi a me voi, ai quali cerco che il mio ragionare piaccia, e non porga dispiacere, e talento di via fuggire e lasciarmi qui solo, come forse accadrebbe se io vi ragionassi di quello che non mi piace e non mi aggrada in modo niuno di ragionare.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





Ladislao Acate