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      Non così Ersilia a Romulo; Sofonisba al buon re Massinissa; Stratonica ad Antioco. Non così la bella Rachele al paziente padre Giacob; Bersabea al re David; Tamar ad Amone; e la saggia, casta, forte e vaga Iudit al misero Oloferne. Non piacquero così le Sabine ai romani; Livia ad Augusto; e finalmente la famosa Lucrezia a Sesto Tarquinio, alla quale, e ad antidette assai, se la vera e non finta bellezza recò danno, non per altro fu, salvo perchè, come disse il Petrarca, la beltà talora è nociva.
      La beltà dico, di cui queste donne poco scaltre e avvedute si mostrano di essere vaghe e desiose sì, che non potrebbero fare senza liscio e senza biacca, anzi, e dirò meglio, senza il suo disonore, che, passando alla vergogna che ne risulta loro, non è disonore questo e grande disonore? Nel vero sì; perciocchè le sfacciate meretrici usano di così ugnersi e colorirsi il viso, e fare intorno a sè quelle tutte cose, che il Boccaccio danna e biasma di cuore nella Vedova che di sopra abbiamo posta nel ragionar nostro. Alle damigelle di buon nome e di buona piega bastar puote l'andar monde da tutte parti, che certo la mondizia così conviene loro, come a noi la fatica non disconviene: oh come bene il Poliziano disse in una epistola scritta alla signora Cassandra di casa Fedele, ch'ella dipingeva la carta d'inchiostro e non il viso di liscio, il quale anch'esse sanno che loro di vergogna e di vituperio assai; e per segno e esempio di ciò, udite quel che io n'ho udito dire altrui buon tempo fa nella nostra terra.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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