Erasi maritato un gentilissimo e nobilissimo cavaliere lombardo in una sua pari e bellissima giovine, e volendosi celebrare e onorare, secondo che si conveniva al grado di lui e di lei, le nozze splendidamente, furono comprate mille confezioni, mille fagiani, starne, quaglie, capponi grossi, tordi grassi, tortorelle, colombi. Non vi mancò l'apparecchio di mille frutta. Non vi mancarono le loro zuppe, le lasagno maritate, le frittellette sanbucate, i migliacci bianchi, i bramangieri e il formaggio di Parma. Vi si trovaro poi tutti i colori di vini, il bianco, il giallo, il sanguigno, il nero, perocchè vi fu del greco, del corso, del sanseverino, del falerno, del fascignano, del roccese, dell'amabile, del brianfesco, del trebbiano, della vernaccia da Corniglia, e delle altre sorti assai, delle quali, per non parere un Cinciglione, mi taccio per ora; mi taccio i vari e bellissimi drappi, le ricamate e preziose vesti, e tutte quelle cose che spettano ad un paio d'onorevolissime nozze. Ora avvenne che in un superbo e sontuosissimo desinare, che vi si fece, vi si trovarono ad essere convenuti conti, cavalieri, e gentiluomini assai e donne pregiate, belle e ricche altresì, molte fra le quali, come accade, v'ebbe di quelle che lisciate e sbellettate comparvero. Per la qual cosa gran desio nacque a qualunque di loro, che di naturale bellezza andava ornata, di fare tutte le altre, che di artificiata vi si vedevano colorite e bianche, rimanere in mezzo di tanti signori beffate e schernite, perchè non avessero mai più di così abbellirsi e ornarsi voglia e talento.
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Parma Corniglia Cinciglione
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