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      Il perchč fecero, di tante che erano, una la quale avesse ad incominciare qualche gioco, e tutte poi camminassono per le sue vestigia, e quel facessero che essa faceva. A questo accordo stettero ancora le bellettate, per cui, nol sapendo elle, vi si tesseva e ordiva una tal trama. Colei adunque, ch'era fatta loro presidente, surse, e fece che tutte sursero dopo il disnare allegre. Andō poi nel mezzo di esse in giro stantisi, e cosė lieta dopo d'aver fatto molte cose, nelle quali fu imitata e seguita da tutte le altre, che ciascuna, secondo la legge del giuoco, facea sempre quello, che ella primieramente incominciava a fare; finalmente, rivoltasi ad un'ancella, comandolle che le recasse un bacino d'acqua pieno, il quale venuto, ella il prese, e fermatolo su uno scanno, mise dentro l'una e l'altra mano e lavossi il viso, che venne di bello ancora quasi pių bello; cosė fecero le sue compagne. Le altre, veggendosi quasi topolini dalla gatta presi, vollono tirarsi indietro e rifiutar di far questo; pure tremanti vi si posero a farlo, e furono conosciute con lor grande vergogna alla fine per grinze e crostate, e aventi il viso verde e qual piede d'astore, o bosso giallo, mal tinto, d'un colore di fumo pantano, e intanto contrarie a quel che parevano dianzi, che niuno l'avrebbe potuto credere che vedute non le avesse. Oh come sarebbe stato il meglio a queste di comparire con quella faccia che loro avea concessa la Natura, e non con biacca, con lisci, olj, con pezzuole, pelandosi, strisciandosi, e facendosi quel tutto intorno; che l'Ariosto nella Cassaria e in una satira accenna a chi attentamente la legge!


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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