Perciocchč ugnendosi col belletto la faccia che Dio ha lor dato, di non si contentare di lei, come ci disse ieri il signor Pietro, chiarissimamente dimostrano, e non si contentando offendono Colui, che meno di tutti dovrebbono offendere, io dico, l'artefice infinitamente buono, infinitamente giusto e infinitamente misericordioso, Iddio Ottimo Massimo. E perchč io non passi cosģ senza provarlo, udite queste parole verissime di San Cipriano, che grida: L'opra e la fattura di Dio non si dee adulterare in modo niuno; nč con colore giallo nč con negra polvere, nč con rosso, nč con altra invenzione corrompente e guastante i nativi lineamenti, il che qualunque uomo, e qualunque donna fa, e vuol pure reformare e trasfigurare con ogni sforzo o industria il medesimo puntalmente fa, che s'egli li ponesse le mani addosso, e li dicesse: Sta saldo, tu non mi hai fatto secondo la volontą mia. Cosa pure a riferirla spaventosa, e possente ad arricciare tutti i capelli di chi ha qualche faviluzza almeno di religione, e di cognizione di Dio. E per conoscere un poco meglio quanta sia questa offesa ch'elle fanno all'altissima Divinitą, presupponiate che vi fosse un prence sovra tutti i prenci, che avesse tant'oro quanto non ebbero mai, se raccolto fosse stato, nč Crasso, nč Creso, nč Mida, nč Lucullo, nč il Tago, nč il Pattolo, nč Ermo, e meno le cave e mine di tutto il mondo, a cui venisse voglia di dare in dono centomila scudi per uno a mille mendici, sventurati e tutti pieni di loto, e volesse poi in brieve farneli con un suo figlioletto eredi di tutti i suoi beni stabili e mobili, e che cosģ li facesse venire dianzi a sč, ed annoverasse ad alcuni scudi in oro, ad alcuni in argento, e che questi, ricevuti gli scudi in argento, pigliassero con le mani il sul petto quel prence, e volessero ch'egli desse ancor loro gli scudi in oro; che vi parrebbe signori, allora?
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