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      Ma io pure spero, che veggendo esse senza queste cose, e pura qual colomba la donna nostra che mezza è formata (da che la integrità nostra consiste nell'anima e nel velo, che è questo corpo) si ravvederanno, e ravvedendosi quasi chi ha smarrita la strada e torna indietro, torneranno a miglior senno, e sforzerannosi ancora, non potendo l'infinita bellezza esteriore, d'imparare la interiore, che tosto le siamo per concedere e perfettamente donare. E perchè non debbo io sperar questo? Sono pur le donne tanto pronte e gagliarde al bene quanto al male, pure in loro si mostra un ardentissimo desio di salvarsi, e se peccano peccano più per semplicità e ignoranza; nè sono, e so ben io che non erro, pigre e tarde a camminare per la via d'onore e di salute qualunque volta vengono avvisate ch'esse fanno il contrario. Pieno adunque di questa detta speranza, io condescendo a voglia vostra a dir della donna interiore, e delle parti che le si convengono a volerla vedere bella in perfezione, e sì che amabile divenga infino ai duri e insensati sassi, nonchè agli uomini generalmente, e alle donne.
      Quivi, qual caduto nel corso veloce barberesco, non abbia interrotto l'arringo, stette, e seguì poi il signor Ladislao:
      - Primieramente adunque le sarà in cura e in protezione vieppiù che cosa del mondo il suo onore e la sua castità, altissimo e singolarissimo pregio di ciascheduna donna, della quale qualunque per mala sua sorte priva resta, nè donna è più, nè viva, siccome ci avvisa Laura nel sonetto, Cara la vita, e la nutrice di Macario presso allo Sperone nella tragedia intitolata Canace, della quale castità qualunque riman senza, che può aver più di buono o di bello, come rispose la sfortunata Lucrezia al marito appresso Livio, e Angelica raffermò nel suo lamento appresso l'Ariosto?


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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