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      E chi non sa parimenti che i giovani bisogna che sieno vergognosi? Adunque non accade provarlo, e meno accade provare che questa vergogna e questo rossore momentaneo disdica, come piacque di dire ad Astotile nel quarto dell'Etica ai vecchi ed agli attempati, però ch'egli si sa bene, che in loro non è degna di lode, ma sì di biasimo e vitupero anzi che no. Sarà adunque, tornando alla donna, il che vuole pur l'antidetto Ariosto nella prima Satira, vergognosa, sarà modesta, sarà rispettosa, che il rispetto, oltre che conviene ad ogni pellegrino ingegno e bene allevato spirito, pure nelle donne vieppiù, che così ne vengono ad apparire in non so che modo, come accennò il medesimo Ariosto parlando delle donzelle d'Alcina, più belle, più vaghe e più colorite. Oltre a ciò non m'ha da spiacere il fuso, l'ago, la conocchia, l'arcolaio in lei, e se questo, ch'io non so altrimenti, parrà di sì fatta donna indegno alle signorie vostre, e cosa, nella quale di lei le belle e sovrane mani, non vi si debbano in modo alcuno tramettere e logorarsi, io spero che una cotale falsissima opinione e credenza di ciò s'annullerà, sottentrando la verissima mia in quella vece, quando intorno a materia tale d'un poco di tempo mi avranno con diligenza, il che la lor mercè fanno pur troppo, prestate orecchie. Così detto si mise a ridere. O che questo ch'io procaccio di dare alla donna, come proprio e convenevole a lei, è cosa appartenente all'uomo, o pure appartenente alla donna. Ch'ella sia cosa appartenente all'uomo niuno il mi dica, che la verità e l'esperienza contraddice.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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