Vi muova l'esempio delle due antidette e generose donne, e vagliavi contro ogni colpo di contraria volontà, che vi assalisce, il terzo ancora di Pallade. Alle quali famosissime e nobilissime tanto gli uomini saggi hanno giudicato convenirsi la testuru quant'è l'ago e il fuso, di cui n'abbiamo parlato pur ora, e arcolaio e la conocchia. Queste arti, dove utilità solo nelle poverelle apportano, solo onore (e che altro dee una gentilissima apprezzare; e di che altro le dee calere?) alle ricche, e nobili e belle donne usano di conferire e di arrecare. Oh che dolce cosa è l'udire d'una qualche generosa: Ella fa così, ella sa così, ella si diletta di sapere che ogni cosa che spetta alla perfezione del sesso femminile e donnesco, ella non vuole niuna di quelle sentire che potrebbe essere dannosa circa il pregio e l'onore. E poco dopo: Benedetta lei, benedetta chi tale l'ha allevata, chi ben le vuole, e chi ben le brama. Ritiriamoci un poco ora al suonare, al cantare, al ballare col nostro ragionamento, e se possibile è, che la nostra donna s'adorni, e se le accresca beltate alla sua beltate con tai mezzi altresì, altresì adorniamola, e abbelliamola a tutto nostro potere, il che quanto con più diligenza ci sforzeremo di fare, tanto più ci verrà fatto, come si dice, a filo, e siccome desideriamo, se il giudicio mio, che ciò mi va dettando, non erra e non esce di via. Io adunque tengo fermissimo la musica, dove le tre cose antidette intravvengono, tra l'oneste professioni potersi annoverare: e quinci è che Socrate già vecchio e antico volle impararla, e volle che i giovanetti bene allevati e di buona creanza in essa si ammaestrassero, non perchè avesse ad essere loro un solfanello di lasciva, no, il che può avvenire ai dissoluti, ma un freno, il quale i moti dell'anima reggesse, e sotto regola e ragione li tenesse.
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Pallade Benedetta Socrate
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