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      Ma ditemi qui, volete voi ch'io ribatta quanto avete detto or ora per burla, quanto ch'io mi creda, contra la musica, oppure evvi in grado e in piacere, ch'io senz'altro fare in prode dica?
      - Che in prode diciate, risposero eglino, e quali ciò che avevano detto, avevano detto per udire della musicale lode favellar lui, il quale quasi che subitamente disse:
      - La musica è arte di tanto eccellente grado, signori, che infino le fiere, gli augelli e i pesci è possente di raddolcire, infino i sassi può intenerire, infino lo inferno può far gioire. Il perchè Orfeo ben si dipinge, poichè egli potè per mezzo della sonante cetera oprare ciò, in mezzo degli uccelli degli orsi, tigri lupi e leoni; e non sarebbe fuori di proposito a dipingerlo ancora in mezzo dello inferno vinto col suo dolcissimo canto e giocondissimo suono. D'Anfione mi taccio per ora, che infino i calzolai, e i barbieri sanno quanto egli potè col soavissimo concento della cetera nell'edificazione della rocca tebana. Stupiscono i paurosi cervi col canto della tibia e più che cervi? tutti gli animali, come è su stato detto. E perchè pure di pesci pare meravigliosa cosa vieppiù, non v'incresca d'udire, una tale istoria appresso gli autori volgatissima e cantatissima. Fu Arone eccellentissimo citaredo, il quale, repatriando con alcuni, e veggendosi da loro congiurati contro a lui apparecchiarsi le insidie, mentre che fosse in mare e navigasse, per le ricchezze che seco ne recava a casa, presa la cetera sua, e in prima sonato un poco, si gittò in mezzo al mare, per lo cui canto vi si mosse un Delfino, il quale toltolo in su la schiena lo portò salvo al lido, dove egli a cavallo del pesce natante fu un immagine di bronzo intagliato per memoria di cotale avvenimento.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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