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      Non poterono tenere qui le risa i gentiluomini sì per la novelletta in sè pur bella, si anco perchè nel fine vi si mostrò un poco anzi sfacciato che no il signor Ladislao, il quale, poscia che anch'egli con loro ebbe riso alquanto, si rimise a dire:
      - Non superba, non maledica, non chiacchieriera, non accusatrice sarà la donna nostra; superba non sarà, perciocchè cosa niuna è di questa nè più odiosa e nemica spiacente al magno Iddio, il quale l'angelo da lui creato più bello volle che fusse per ciò relegato in parte oscura e cava senza mai potere più su ritornare, onde co' suoi maligni e perversi seguaci con perpetuo scorno venne a cader giù. La superbia è un principio, è un fonte onde i ruscelli d'ogni peccato spicciano, ed un ceppo onde i rami, cioè i delitti di ciascheduna sorte germogliano, e per lei Nabuccodonosor qual bue sett'anni andò pascendosi d'erba e di fieno, e quinci e quindi errando come selvatica bestia e animale irrazionale. Oimè, ch'io non so quale che sia quella cosa, per lo cui mezzo noi c'insuperbiamo! io non la trovo s'io bene la cerco; se forse non fusse questa (ah infelici e stolti noi) che siamo terra e cenere, oppressi dal fascio di mille peccati, soggetti a morire, esposti a mille sventure, miseri, come disse Omero, più di qualunque cosa che la terra nutrichi, ciechi fra le vane speranze e perpetue paure involti, del passato pieni di oblivione, del futuro e del presente pieni d'ignoranza, insidiati da' nemici, abbandonati per morte dalli amici, accompagnati da continua avversità, lasciati da fuggitiva prosperità. Il che, se madonna Cianghella (di cui dice il Landino sovra Dante essere stata tanta la superbia, che un giorno venuta ad udire la predica, e non le sendo dalle donne quell'onore fatto ch'essa averebbe voluto, molte ne prese per li capelli e per l'orecchie) avesse considerato un poco per minuto, io voglio ben credere che faccenda ad ogni bocca sopra gli fatti suoi ella non avrebbe dato giammai, e meno se l'avrebbe pensato di dare.


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Il libro della bella donna
di Federico Luigini da Udine
L'Aristocratica Editrice Milano
1925 pagine 114

   





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